Localizzato nella parte centrale della caldera dei Campi Flegrei, nell’attuale piana di Agnano, Astroni ha una storia lunga 4200 anni e rimane tuttora uno dei vulcani meglio conservati dal punto di vista geologico e ambientale. Il cratere ha una forma ellittica con assi di circa 2 km e 1,8 km e una quota massima di 253 m slm ed è definito un “ashring”, ovvero un anello di cenere. Esso si è infatti formato in seguito a sette eruzioni di tipo prevalentemente freatomagmatico datate tra i 4200 e i 3800 anni fa, le quali hanno generato una grossa quantità di cenere fine che si è poi depositata formando i bordi del cratere. Almeno due di queste eruzioni sono terminate con emissione di lave, tra cui la trachite del della Caprara, un duomo lavico formatosi per lento accumulo di magma viscoso, oggi visibile solo in parte lungo la parete interna nord-orientale, mentre la fase finale dell’attività del vulcano ha generato il Colle dell’Imperatrice, un piccolo cono di tufo, la Rotondella e i Pagliaroni, piccoli coni di scorie tuttora ben visibili nella zona centrale del fondo craterico. Il volume totale di magma eruttato è stimato in circa 0,45 km3 e la colonna eruttiva più alta, stimata in circa 14 km, ha disperso i prodotti poco oltre la città di Napoli, una quantità davvero esigua se si pensa che l’eruzione dell’ignimbrite campana, considerata la più grossa dell’area mediterranea degli ultimi 200,000 anni, ha emesso almeno 200 kmq di magma e ceneri vulcaniche che si sono disperse su un’area estesa fino alla Russia.